Villa Moretti

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In queste pagine potrai trovare informazioni utili sul nostro territorio e potrai conoscere tutte le proposte che abbiamo attivato per te.

This beautiful building, dating from the second half of the nineteenth century, was the home of Vittore Tasca, an illustrious character of the time, famous partisan and friend of the painter Giovanni Carnovali, called “The Piccio”, and Alexandre Dumas.

From an architectural standpoint, the complex is divided into three areas. Of particular interest is the romantic park, planted with priceless century-old trees, with beautiful cedars and magnolias, an is an excellent example of nineteenth century garden architecture and was described by D’Annunzio.

PALAZZO MORETTI con la caratteristica Torre di Berengario


Denominazione esatta Castello Medievale Moretti (iscritto ai beni culturali Regione Lombardia)

Una possibile data di costruzione del primo elemento del castello è ipotizzata attorno all’anno 950, all’epoca in cui Berengario II possedeva un “mansus” (terra di conquista).

Attorno al 1360 il Castello di Brembate risulta posseduto insieme a vari castelli in terra bergamasca dai “Suardi”, nota famiglia nobile bergamasca.

Nel XV secolo il Castello fu teatro di lotte fratricide tra Guelfi e Ghibellini. Capi dei Guelfi erano allora i Colleoni, già dominanti il Castello di Trezzo che si impossessarono anche di quello di Brembate, togliendolo agli eredi di Renzo Suardi.

Nel XVII secolo la famiglia Tasca diventa proprietaria dell’edificio.

Nei primi decenni dell’Ottocento il Castello, alla morte della proprietaria Camilla Tasca, sposata con il conte di Rosate, passò di proprietà alla famiglia Moretti. 


Savina




Savina

Fonte Beni Culturali Lombardia

Quarta puntata sulla storia di Brembate

Il CASTELLO ora VILLA MORETTI


Altro giro altra corsa. Come consuetudine ci approntiamo alla stesura di un nuovo capitolo dedicato ai non pochi monumenti del nostro territorio comunale: è la volta del castello, noto ai contemporanei come Villa Moretti per gli attuali suoi proprietari.

La nostra guida, in questa puntata, sarà Umberto Cornelli che di storia, in particolare sul nostro paese, ne mastica parecchio.

Seguiamo passo passo il suo racconto che ci accompagnerà dalla sommità delle torri alle profondità delle segrete di questo antico manufatto nato più di un millennio fa per chiari motivi d’arme: Il castello è noto fin dall’inizio del decimo secolo e trovasi nei possedimenti che i Berengario avevano nella località di Brembate di San Vittore e ancora ce lo testimonia la Torre del Berengario II, posta nell’attuale giardino della villa e costruita fra 950 e il 958 dopo Cristo.

La fortezza è a forma triangolare con il lato maggiore posto sul fiume per meglio controllare gli assalitori, ciò è chiaramente visibile in una cartina del 1600 ritrovata nella biblioteca Comunale a Treviso e qui allegata.

La famiglia Berengario discendeva da Unrock, Secondo duca del Friuli, capostipite degli Unrochingi, una dinastia Franca con preminenza in Italia nel IX secolo probabilmente con la vittoria di Carlo Magno sui Longobardi. Berengario II nasce ad Ivrea nel 897 da Adalberto Primo e Gisla del Friuli figlia di Berengario I, diviene marchese d’Ivrea dal 928 al 950 mentre nel 930 sposa Willa D’Arles. Nel 950 viene eletto re del Regno Italico alla morte prematura di Lotario, è allora che aggiunge Brembate al suo giro di fortificazioni, rafforza il castello (quindi già esistente) e ne aggiunge la torre. Rimase in carica sino al 961 quando Ottone I scese in Italia con il suo grande esercito per porre fine al Regno Italico che passò, dopo la vittoria, sotto il suo dominio.

Berengario pose la sua ultima difesa nella fortezza di San Leo nei pressi di Pesaro, ma la supremazia schiacciante dell’esercito tedesco ebbe buon gioco; catturato fu rinchiuso nelle carceri di Bemberga (in Baviera) dove vi morì nel 966. Il vincitore, Ottone I, nel 962 donò tutti i beni della casa sconfitta dei Berengario al vescovo di Bergamo Olderico, ricordiamo che, durante il conflitto, l’imperatore aveva l’appoggio “morale e disinteressato” del Papa d’allora Giovanni XII. È in quel fatidico 962 che inizia la storia riportata della prima chiesa rupestre della bassa pianura bergamasca denominata “Grotte di San Vittore”.

Con il passare dei secoli troviamo spesso Brembate, con il suo castello, nelle cronache per cruenti fatti d’armi. È il tempo della lotta delle investiture dove un papato, ben lontano dal credo cristiano, si contendeva con l’imperatore la nomina dei vescovati, cariche potentissime e ricettacolo d’enormi introiti. Qui citiamo nel 1228 uno scontro tra guelfi, comandati dai Colleoni, e i ghibellini, guidati dal generale Sesso, sul ponte romanico dove quest’ultimi furono sconfitti e gettati nel fiume. Da verificare la scritta sulla pietra al centro del ponte sul parapetto se si riferisce al suddetto avvenimento oppure, o, molto più probabilmente, alla ricostruzione della spalletta distrutta dalla piena del 1646, la lapide riporta in caratteri romani MDCC (1700) dove la lettera “D” risulta quasi illeggibile. Per la cronaca noi Brembatesi eravamo ghibellini (per l’imperatore quindi) visto i merli del castello a coda di rondine riportati nell’affresco a sinistra della pala di Francesco Zucco del 1595 nel santuario di San Vittore dove fra l’altro si può notare la chiesa parrocchiale senza campanile allora ancora da costruire (1626-1700).

Nel 1299 i Brembatesi parteciparono ai moti contro Matteo Visconti di Milano conclusisi con la pace di Lodi dello stesso anno. Nel 1376 il castello viene acquistato da Benso Suardi mentre Bergamo, nel due anni successivi, passava sotto il dominio della Serenissima di Venezia. La pace durò, grazie anche al lavoro pacificatore di frati predicatori, come il Pinamonte da Brembate Sopra, pur contando numerose schermaglie con i Trevigliesi per il possesso delle acque d’irrigazione delle campagne sino al 1402.

In quell’anno i guelfi di San Martino di Trezzo, infischiandosene dei frati, iniziarono scorribande senza tregua e nel 1405 misero a ferro e fuoco gran parte della Bergamasca e in particolare Brembate impadronendosi del castello e uccidendovi quattro ghibellini; ricordiamo fra i malcapitati un certo Simon Tasca da Meda.

Ma nell’aprile dell’anno successivo la proprietà venne riconquistata da Spacapano, un condottiero al servizio di Jacopo Dal Verme che lo riconsegnò al Suardi. Nel 1452 la fortificazione passò nelle mani di Tomas Tasca da Meda (qui sarebbe interessante capire quanto terreno acquisirono; probabilmente, pensiamo, tutta la sponda destra del fiume dal castello all’attuale casa parrocchiale passò nelle loro mani). Ma, lo sappiamo, erano tempi difficili e nel 1484 di nuovo il nostro paese viene raso al suolo da Alfonso II duca di Calabria, i nostri avi avranno la “sfacciata fortuna” d’essere esentati dalle tasse per poter ricostruire le proprie case. Nel 1614 la famiglia Tasca alzò la torre preesistente del Berengario con una cupola ottagonale di notevole effetto ottico e lasciando all’interno una targa commemorativa: ”Lasciamo ai posteri, famiglia Tasca”.

Il casato abbandonò il castello nel 1624 cedendolo al Conte Gian Giacomo Tasso, della famiglia del più celebre Torquato mandato dalla Repubblica Veneta con pieni poteri per controllare il territorio. Giacomo, figlio di Lucillo, fu insignito, ancora giovanissimo, da Papa Clemente VII con il titolo di conte e cavaliere per la sua devozione alla Santa Sede.

Proprietario di terreni fu il primo cittadino a chiedere ed ottenere il permesso di cavare e lavorare la pietra che negli anni successivi divenne famosa con il nome di Ceppo di Brembate o Puddiga. Il conte pensò anche al restauro del castello costruendo l’edificio rosa posto all’esterno dell’entrata laterale (ricordiamo che l’ingresso principale è posto in piazza Trento) e che i suoi eredi, arrivando sino ai Rota, la trasformarono in villa residenziale.

Da ricordare Galeazzo Varese Conte di Rosate che ereditò il castello dopo la morte del conte Gian Giacomo grazie al suo matrimonio con la figlia del nobile Tommaso Tasca ammogliato con Silvia, la figlia di Lucillo De Tassi, morta nel 1785 con cui s’estinse la suddetta famiglia. Siamo arrivati, faticosamente e con la testa ebrea d’un guazzabuglio di nomi, all’inizio del 1800 quando Brembate vede arrivare i signori Pietro Moretti e Maddalena Mazza che acquistando il manufatto ormai più villa che castello, ne diverranno i proprietari sino ai giorni nostri con i loro discendenti. Ricordiamo i personaggi della famiglia che hanno portato grande lustro al nostro paese: Andrea Moretti nato a Brembate

nel 1820 e parlamentare nella prima, seconda e terza legislatura nel neonato Regno d’Italia; Don Alessandro sacerdote in parrocchia nel 19° secolo e Guido Moretti (nonno degli attuali proprietari) sindaco di Brembate dal 1916, a seguire Massimo Moretti sindaco del paese dal 1956 al 1960: colui che portò, facilitato anche dal fatto d’essere un alto dirigente dell’allora Orobia, la prima illuminazione nelle nostre strade. Attualmente la proprietà è, fra gli altri, dei signori Pietro e Paolo Moretti che curano come un tesoro (e tale infatti riteniamo sia) la villa: lo stabile è infatti ancora di gran pregio, posta sulla riva destra del fiume, si presenta stupenda con le sue mura ancora intatte e con i giardini posti su tre scaloni sino al porticciolo sul fiume.

Ricordiamo fra l’altro nel secolo scorso una fabbrica di profumi certificata dal ritrovamento durante scavi di contenimento, di boccette e fiale; inoltre, sempre su iniziativa dell’imprenditoria dei Moretti, fu coltivazione di bachi per la vendita della seta a filande della zona. Per un periodo ci fu spazio anche per la falegnameria Daminelli e non dimentichiamo l’adiacente villa Ghislotti. Quest’ultimo sposò una Tasca, tale Giulia Cecilia, il cui nobile padre fece costruire una villa sui bastioni del castello verso la chiesa parrocchiale. Una corsa senza fiato nei secoli che ci separano dall’anno mille, una vita travagliata da guerre e pestilenze, ma dalle cui ceneri i nostri avi son sempre rinati ricostruendo il loro, nostro, paese intorno a quel castello ora villa Moretti.

GianPietro Locatelli

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